martedì 7 aprile 2015

Una microalga dai tropici...

Una microalga dai tropici...

Oggi conosceremo una pianta acquatica invisibile, si proprio così, una pianta che non può essere percepita ad occhio nudo da un essere umano. L’APAT in collaborazione con le ARPA costiere ha elaborato una piccola guida per la conoscenza di tale pianta, ovvero  una microalga tropicale, potenzialmente tossica, presente anche nei nostri mari come nel resto del Mediterraneo. La fioritura (bloom) dell’alga è stata associata a disturbi respiratori e febbre osservati a partire dal 1998 in Toscana, Liguria, Puglia, Lazio e Sicilia. Il contatto avviene tramite l’inalazione di tossine prodotte dall’alga o di frammenti di cellule di Ostreopsis presenti nell’aerosol marino.
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Ostreopsis ovata è un’alga microscopica unicellulare e vive comunemente nelle calde acque dei mari tropicali. Normalmente si trova sulla superficie di microalghe( alghe rosse e brune). Appartiene al gruppo dei dinoflagellati. Condizioni climatiche ottimali hanno consentito anche a questa microalga di svilupparsi alle nostre latitudini. Pur non essendo letale ha provocato malesseri di carattere respiratorio a partire dal 1998 in:  Toscana, Liguria, Puglia, Lazio, Sicilia                                                                                                                                                                
 La fioritura dell'alga può causare un'intossicazione i cui sintomi indirizzano verso un meccanismo irritativo aspecifico sulle mucose respiratorie e congiuntivali, con conseguente irritazione congiuntivale, rinorrea (raffreddore), difficoltà respiratorie (tosse, respiro sibilante, broncospasmo con moderata dispnea) e febbre. La modalità di esposizione per il manifestarsi dei sintomi non è l’ingestione, ma l’inalazione di aerosol marino e cioè di microparticelle acquose in sospensione contenenti l’alga. Le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA) nei litorali marini dove si è conclamato il fenomeno sopra descritto, ricercano nei periodi estivi, fin prima che si stiano per verificare le condizioni critiche, la loro presenza e ne tengono sotto controllo il numero nell'acqua di mare e avvertono i comuni e le ASL di competenza quando il numero supera le 10000 unità cellulari su litro (come da "Linee guida del Ministero della Salute" della Repubblica Italiana).
A cura di: Chiara Tongiorgi, FedericoPanicucci, Giada Salvadori, Fabiana Nermettini

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